mercoledì 7 gennaio 2009

Venerdì gnocchi...Mercoledì favole



LA TIGRE E LA RANA

“Tu chi sei?”
“Sono la tigre!”
“Che sei venuta a fare da queste parti?”
“Sono venuta a mangiarti, piccola nullità.”
Dopo aver ascoltato queste parole presuntuose, la rana scoppia a ridere e ad alta voce risponde:
“Tu osi mangiarmi? Ma non sai chi sono io?”
Allora la tigre che non aveva mai visto una rana le chiede:
“Chi sei tu?”
“Io sono la rana e il Re di questo luogo!”
La tigre incredula disapprova scuotendo la testa.
Ma la rana non le da tempo di dire nulla e prosegue:
“ Non ci credi? Perché non facciamo una gara d’abilità così lo scopri da sola.”
Che gara facciamo?
“Lasciami pensare… va bene il salto in lungo? Proprio davanti a noi c’è un ruscello, vogliamo saltare sull’altra sponda?”
La tigre non se lo fa dire due volte, china la testa, si acquatta e salta il ruscello. Nel frattempo la rana si era afferrata con la bocca alla coda della tigre che la trasporta insieme ad essa. La tigre credendo che la rana si trovasse ancora sulla sponda opposta si gira e grida:
“Nullità, forza, sbrigati a saltare!”

Ma dalle spalle della tigre si sente una vocina:
“Io mi trovo già qui e ho tanto l’impressione di aver spiccato un salto più lungo del tuo, giusto?”
La tigre, innervosita e sbalordita, non riesce a capire come mai è stata battuta da quell'insignificante animaletto e mentre si arrovella il cervello la rana sputa dalla bocca qualche pelo di tigre.
La tigre colpita da questo strano fatto chiede: “Hei rana, senti un po’, come mai hai sputato i peli di una tigre?”
“Ah, te ne sei accorta! Le cose stanno così, ieri ho mangiato una tigre intera e mi era rimasto qualche pelo in bocca.”
Dopo queste parole, la tigre spicca un balzo e scappa dalla paura.
Durante la fugai incontra la volpe:
“Ferma, ferma, Tigre stai calma, che ti sarà successo mai?”
La tigre balbettando dallo spavento racconta tutto alla volpe. Dopo averla ascoltata, la volpe ridendo a crepa pelle le dice:
“Tigre, tigre, sei un po’ credulona, hai dato retta alle sbruffonate della rana. Forza, torniamo insieme da quella nullità e smascheriamola”.
La tigre era ancora impaurita e non se la sentiva di andare, allora la volpe confortandola le sussurra:
“ Ci sono io! Di che cosa hai paura?”
“Una volta arrivati dalla rana, se tu ti dai alla fuga, io da sola che posso fare? Dovrò morire?”
“Ti preoccupa solo il fatto che io potrei scappare? Facciamo così ci leghiamo le code e risolviamo il problema.”
La tigre e la volpe legano le loro code e s’incamminano verso la rana.
La rana, appena vede la volpe e la tigre arrivare a braccetto, immediatamente con tono regale dice:
“Volpe! Ti avevo detto di sbrigarti a portarmi una tigre per pranzo, perché hai ritardato? Svelta, dammi la tigre che muoio di fame!”
Dopo aver ascoltato la rana, la tigre, convinta che la volpe l’avesse ingannata per consegnarla alla rana, si gira e impazzita dalla paura tenta di scappare. La volpe, stanca della stupida tigre, le dice:
“Allora sei proprio scema, stai un po’ ferma, ho capito che hai paura, ma prima di scappare almeno slega le code!”
Il terrore rende sorda la tigre, non slega le code e scappa via all’impazzata con la volpe trascinata dietro a morte.
Traduzione dal cinese, titolo originale "Laohu he qingwa" 老虎和青蛙

mercoledì 31 dicembre 2008

...e poi il "?"


Un altro anno è passato e come sempre ha registrato dei cambiamenti, positivi e non, individuali e globali. Questa non è la sede adatta per fare retorica politica, tantomeno il sottoscritto ha le capacità e la voglia per farla, al limite posso tirare delle somme parziali e sentirmi soddisfatto della mia vita impostata sulla base di certe concezioni morali, in cui lo spiritualismo e il rispetto, comunque, del prossimo e di se stesso costituiscono le solide fondamenta della mia casa. Una condizione, questa, raggiunta senza non pochi errori, rammarichi e sacrifici, ma pur sempre un'evoluzione, la maturazione di un uomo? Forse!
E se tutti ponessimo il rispetto dell'individuo come regola prima? E se tutti misurassimo la nostra esistenza e quella degli altri con un metro che derivi dal cuore e non dal denaro? Il valore del denaro consiste nell'arte di mantenere povero il nostro vicino e di potere sugli esseri umani. Ma il potere del denaro è sempre imperfetto e incerto; ci sono molte cose che con esso non possono essere raggiunte, altre che con esso non possono essere mantenute. Molte gioie possono essere date a uomini che non possono essere comprati col denaro, e molte lealtà trovate in coloro che con esso non possono essere compensati.
Qui a Pechino, dove accoglieremo qualche ora prima o dopo il nuovo anno, tra le sferzate di un vento gelido, la consueta ed intima carezza invernale di questa città, il tempo è pur sempre relativo e fuggevole; il cielo è uguale per tutti, ma continuano ad esserci disuguali coltivazioni sullo stesso appezzamento di terra, ci sono molti idiomi diversi, ma il sole è lo stesso per tutti, abbiamo un solo mondo da abitare, ma continuiamo a credere nelle diversità.
In questi giorni di riflessione pensavo che bisognerebbe tracciare una linea, dividere in due la storia cinese e cancellare tutto quello che è accaduto prima del 1978, hanno in cui è iniziata la politica cinese di apertura e riforma. L'attuale generazione, che rappresenta in fin dei conti la nazione stessa, è figlia di questi soli ultimi trent'anni. Così, aprendosi per forza di cose all'estero, è arrivato di tutto. Ora la solita epidemia che noi occidentali conosciamo bene, ossia un mix di classi, ricchezza e arrivismo, si sta diffondendo anche qui. Il denaro ha cominciato a cambiare le menti e soprattutto i valori fondamentali della vita, e non mi riferisco ad alti livelli, ma alle persone comuni, ovviamente con le mille sfaccettature e le regole da applicare ancora, oggi come allora, al termine "persona comune".


Auguri di buon anno
Quel che è stato è stato, quel che sarà......

mercoledì 19 novembre 2008

Partenze

....ed è già trascorso un mese

ciao fratè, alla prossima, a casa mia o tua, come sempre, ma quando?
Il tempo è passato, passa e passerà, ma le ore rimangono 24, ormai per noi due, cresciuti, sono troppo poche, altri eventi e persone, volontariamente o no, ce le hanno lavate o continuano a lavarcele, a volte in acqua fredda, a volte in acqua calda, ma il risultato non cambia, ormai si sono ristrette da quel "dì" e non bastano più....
mi spiace non aver potuto prendere uno zaino e senza alcun pensiero andare insieme su qualche montagna, e li, soli, di fronte ad un mare di nuvole, come due vecchi amici e romantici poeti della dinastia Tang, fuggire per far vivere i nostri sogni, così semplici che ormai nessuno riesce a capirli!

秋别

秋日阳光
心醉神迷
它的甜美
抓住我
徐徐地
带走了生命

赵哥

giovedì 24 luglio 2008

Venerdì gnocchi...Giovedi favole



L’INVITO SU UNA FOGLIA DI LOTO


È mattino presto, il sole non si è ancora levato, le rive del fiume sono placide e i rami dei salici accarezzano delicatamente la superficie d’acqua. Una piccola carpa vede sua nonna malinconica e vorrebbe fare qualcosa per lei. Pensando si dà da fare e nuota fino alla riva del fiume. “Ad un tratto”, spicca un salto fuori dall’acqua pensando di arrivare sulla riva, ma cade di nuovo in acqua. Prova una volta, due, tre....ma non ci riesce mai, dalla bocca sputa molte bollicine e rimane esausta.
Il carassio dorato, che ha visto tutto, le dice: “Piccola carpa, Che succede!”
La piccola carpa risponde: “Voglio andare dall’usignolo e invitarlo a cantare sul salice”.
Allora il carassio: “ Tu sei come me, senza piedi, non possiamo arrivare sulla riva e senza acqua, poi, non viviamo. Lo zio mitilo, sì che ha i piedi, vai ha chiedere il suo aiuto!”
La piccola carpa un po’ in ansia nuota qua e là e trova lo zio mitilo, contenta gli dice: “Zio mitilo, voglio invitare l’usignolo a cantare. Tu che hai i piedi, mi aiuti ad invitarlo sulla riva?”
Lo zio mitilo scuote il capo e dice: “Ti aiuterei con piacere, ma i miei piedi sono morbidi e non so camminare sulla terra. Inoltre, fuori dall’acqua non resisto. Nonno gambero ha molti piedi, vai a chiedere il suo aiuto!”
La piccola carpa sempre un po’ preoccupata nuota qua e là e trova nonno gambero, felice gli dice: “Nonno gambero, voglio invitare l’usignolo a cantare, tu che hai tanti piedi, mi aiuti a invitarlo sulla riva?”
Anche nonno gambero scuote il capo e dice: “Ti aiuterei con piacere, ma con i miei piedi posso solo nuotare, non so camminare sulla terra. Inoltre fuori dall’acqua muoio. Vai a chiedere aiuto al ranocchio.
La piccola carpa, sempre più in ansia, nuota qua e là e improvvisamente vede il ranocchio spassarsela al fresco sotto una foglia di loto e lo chiama da lontano: “Fratello ranocchio, voglio invitare l’usignolo a cantare, mi aiuti ad invitarlo sulla riva?”
“Certo”, dice il ranocchio e subito con le due gambe posteriori batte sull’acqua e salta sulla riva.
“Ah?! fratello ranocchio” la piccola carpa chiede: “Puoi vivere senza acqua?”
Il ranocchio si gira e sorridendo risponde: “ Si! Guarda che bel fisico che ho e quanto sono forte! Salto dopo salto si allontana e poco dopo sparisce dalla vista.
Mentre la piccola carpa aspetta, d’un tratto il ranocchio ritorna saltellando e chiede: “Dimenticavo, ma dove sta la casa dell’usignolo?”
“Ho sentito dire da mia nonna che la sua casa si trova nel luogo dove sorge il sole…” La piccola carpa non finisce neanche di parlare che il ranocchio esclama: “Ho capito, ho capito”, e salta di nuovo via.
Mentre la piccola carpa aspetta trepidante, il ranocchio torna di nuovo e dice: “Ho saltellato qua e là, ma non ho trovato nessuna casa”.
“Mia nonna mi ha detto che nel luogo dove sorge il sole c’è un boschetto di bambù, l’usignolo ha costruito la sua nuova casa sulla cima più alta, però, prima di andare, ti prego fratello ranocchio, aspetta un attimo”. La piccola carpa, detto questo, prende una foglia di loto e sopra ci scrive l’invito da portare all’usignolo.
Il ranocchio, salto dopo salto, arriva nel boschetto di bambù, alza la testa e vede l’usignolo saltellare qua e là sulle cime più alte, gorgogliando soavemente. Il ranocchio, allora, prende la rincorsa, salta più volte ma non riesce mai a raggiungerlo, poi tenta di scuotere il bambù, ma niente da fare. Pensa e ripensa e alla fine trova il modo.
“ Guar! Guar! Guar!” il ranocchio grida con tutta la forza.
“Guar! Guar! Guar!” grida ancora ad alta voce.
L’usignolo sente lo strano rumore, china la testa e chiede: “Chi è che batte cosi bene questo tamburello?”
La rana risponde ad alta voce: “Sono io, il ranocchio, ti porto l’invito della piccola carpa”.
L’usignolo scende in volo, legge l’invito scritto sulla foglia di loto e con un cenno del capo dice: “Bene, allora andiamo insieme immediatamente!” E via, l’usignolo vola nel cielo e il ranocchio saltella tra i cespugli. Quando stavano vicino al punto prestabilito, la piccola carpa e sua nonna stavano proprio nuotando verso quella direzione.
“ Perché mi hai tirato fin qui, sotto al salice?” Dice la nonna.
La piccola carpa risponde: “Dai nonna, indovina.”
Allora la nonna: “Su dimmello, come posso indovinare”.
“Questa mattina presto, ti ho visto sola soletta, allora mi sono ricordata che ami il canto dell’usignolo, così ho pregato il fratello ranocchio di invitarlo. Nonnina, sei contenta?”.
La nonna rimane a bocca aperta e sorridendo dice: “Guarda un po’ questo ranocchio è veramente in gamba, nuota, salta ed ha invitato pure l’usignolo a venire…..”
Il ranocchio orgoglioso risponde: “Nonna, non c’è nulla di strano! Sono come zia rospo, anche lei sa nuotare e saltare”.
“Riesce a vivere fuori dall’acqua anche lei?” chiede la piccola carpa.
“Certo, ti ho detto che siamo uguali, possiamo stare sia sulla terra che in acqua” dice la rana.
Nonna carpa si gira verso l’usignolo lo saluta e dice: “Piccolo ospite, sei il benvenuto, proprio così, il benvenuto!”
I raggi di sole illuminano il fiume e perle di rugiada vibrano brillando sulle foglie di loto. L’usignolo si ferma su un ramo del salice e verso dopo verso il canto si fa sempre più bello mentre nonna carpa ascolta assorta. Tutti accorrono, il carassio dorato, zio mitilo, nonno gambero ed altri, mentre questi battono il tempo con le loro testoline, il ranocchio si siede su una foglia di loto e il tamburello suona: “Guar, Guar, Guar.. Guar, Guar, Guar! La piccola carpa contentissima, guarda sua nonna e sputa mille stupende bollicine variopinte.
traduzione dal cinese, titolo originale "He ye qing tie". 荷叶请帖

venerdì 18 luglio 2008

Per le strade cinesi ci sono pochi occidentali


".......quando si vive molto tempo in Cina amandola con tutti i suoi pregi e difetti, una parte di noi diventa inevitabilmente cinese, ma mai cieca. Noi siamo i veri sinologi e non quelli rinchiusi in satelliti sterili del nostro Bel Paese. Tali personaggi indossano abiti che danno loro un titolo, a queste latitudini quasi nobiliare, ma come dice un detto cinese, le anatre non sono come i polli, non riescono a stare in equilibrio sulle pertiche del pollaio. Ma in fin dei conti, con tutto il rispetto per i volatili, il divario tra le due razze è esiguo e da queste parti lo starnazzare, a volte, è ancor più fastidioso del vedere online i grassi polli nostrani, livrea d'aquila in gruppo, ma singolarmente meschini e pusillanimi.

Noi, per iniziali ragioni economiche, ma soprattutto da romantici sognatori, iniziammo a vivere come la maggior parte dei cinesi. Siamo stati studenti bramosi che sono rimasti affascinati dai sobborghi variopinti che illuminano da dentro le zone in ombra delle città e dalla realtà rurale con i suoi sapori genuini che arricchiscono il cuore e ti aprono le porte delle case popolari, il vero movimento cardiaco cinese. Quegli studenti non ci sono più ma il loro cuore è rimasto. Quest'organo è potente e nelle vene spinge con forza un sangue ricco d'emozioni, sentimenti e virtù, elementi essenziali che riscaldano e riportano ad uno stato unificato dove i rapporti umani sono ancora la cosa più importante".